venerdì 14 febbraio 2014

INCIDERE IL TEMPO - Gianni Favaro - Cremona, Museo della Stampa - Casa stampatori dal 23 febbraio al 9 marzo - Soncino - CR



Tratto da: ARCHIVIO - MENSILE DI ARTE - CULTURA - ANTIQUARIATO - COLLEZIONISMO -INFORMAZIONE  ANNO XXVI - N. 3 MARZO 2014  PAG 26

Il Museo della. Stampa - Casa Stampa.  tori di Soncino (CR) dallo scorso 23 febbraio al 9 marzo, ospita la mostri personale "Incidere il tempo" opere di  Gianni Favaro. L'esposizione, che gode dei patrocini di
"Dalla  natura" , acquaforte, acquatinta
Provincia di Cremona e Comune di Soncino,  Sistema  Museale Cremonese, M.O.e.Se., è visitabile da martedì al venerdì dalle 10.00 alle 12.00 il sabato e i festi vi dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.30 alle 17.30.
Gianni Favaro: sorprendere le cose "Come saranno le cose quando non le stiamo guardando? - si chiedeva in 'Il quaderno', Bollati Boringhieri, Torino 2009, nel quale aveva raccolto i propri  interventi, sul suo blog, aperto, con entusiasmo giovanile, in tarda età, José Saramago,  premio Nobel portoghese  per la letteratura, - Da bambino ponevo spesso questa domanda che mi sembra ogni giorno meno farneticante ...
Credevo allora che le cose, quando sono sole, fossero diverse ... pensavo  che se avessi regolato una macchina fotografica in modo che scattasse automaticamente in una stanza in cui non ci fosse alcuna presenza umana, sarei  riuscito a cogliere le cose alla sprovvista, e a conoscere così il loro reale aspetto. Dimenticai che le cose sono più scaltre di quel che sembrano e non si lasciano ingannare tanto facilmente: sanno molto bene che all'interno di ogni macchina fotografica c'è un occhio umano nascosto ... ".
"L'anticamera dell'inferno"  acquaforte
Passo straordinario che si adatta perfettamente
alle creazioni di Gianni Favaro, incisore nato a Mogliano Veneto (TV) il 25 marzo 1949, artista raffinatissimo, di singolare e personale poesia. Ha la lieve malinconia, asciutta e riservata, della tradizione letteraria e culturale veneta:  dei veneti di terraferma che sembrano avere una particolare nostalgia per un mare e cieli che sono vicini, ma che anche non appartengono alle terre  dell'interno, per una Venezia lontana, sognata più che vissuta. Ma ha anche la straordinaria abilità di fare di ogni sua immagine una storia, allusiva e lieve nel silenzio delle cose, nel dialogo senza parole tra le immagini, rimandano a stagioni lontane - contrassegnate da  una cartolina appesa al muro, da una conchiglia che risuona in un interno di mormorii di onde che ancora non si spengono, di manifesti, disegni, quadri appesi, fiori appassiti, solitudini struggenti nell'abbandono dell'ora senza tempo, nella sospensione di ogni accadimento, in un fluire senza emozioni e senza pensieri -.
I
"Natura in posa", acquaforte, acquatinta
l passo suggestivo di Saramago, dal quale siamo partiti, che tanto si adatta alla fantasia e alla abilità di Favaro, può essere completato con l'osservazione di Marcel Proust in "Dalla parte di Swann": "Forse l'immobilità delle cose intorno a noi è loro imposta dalla nostra certezza che sono esse e non altre, dall'immobilità del nostro pensiero nei loro confronti". Per cui di fronte loro siamo noi fermi, incapaci di relazionarsi davvero,  di illuminarle con la nostra umanità.
Far parlare le cose è il compito che si è assunto Favaro in una serie di opere, che ingiustamente si potrebbero definire "nature morte", e che in origine, nel Seicento fiammingo, furono dette invece "vie coye", "Still-leven", cioè "vita silente, immobile" o, come sintetizza Roberto Longhi con una curiosa espressione da cacciatore "soggetti  oggetti di ferma", definizione che sottolinea come in questa  conografia si confondano, come vedremo, il soggette e l'oggetto, l'individualità interiore ed il mondo esteriore in uno svelamento radicale, senza né mediazioni né infingimenti possibili.
La natura morta si pone fuori dal tempo fuori dalla corruzione, in un eterno presente che raggela le forme, pietrifica le cose, le oggettiva in una esasperazione tale da non dare ad esse un futuro. E Ia vita degli oggetti non ha i ritmi della nostra, dell'uomo.         
Eppure questi oggetti collocati su un piano, esaltati nella loro singolarità individuale, con spazi intorno ben definiti, con atmosfere rarefatte, dialogano in modo sottile tra loro, in un certo  senso, direi che congiurano tra loro, e, finiscono per raccontare una storia, per evocare
"Voglia di mare" acquaforte, acquatinta
un giorno lontano, il tempo di un'altra vita, forse, per come sono accostati, ciascuno definito in se stesso, me sottilmente.in relazione cori gli altri, con la parte dello sfondo che non è mai spoglia, ma riporta una immagine, che indica un altrove e lo mantiene presente in una eterna sospensione.
L'assenza della presenza umana è in realtà trasformata in una specie di evocazione, di allusione, una assenza/  presenza: mani hanno disposto e collocato quegli oggetti in angoli riservati e marginali di stanze, corridoi, ambienti di cui costituiscono solo una piccola parte, ma significativa perché racconta intatta ed intoccabile -
"Ingresso", acquaforte, acquatinta
 questo è un altro aspetto evidente, il fatto che queste composizioni di oggetti non sono soggette a modifiche, ma hanno una loro interna durata che allenta ancor più lo scorrere del tempo.
Su di loro si posa la luce, a segnare il trascorrere del  giorno, senza alcun riferimento all'ora e ai punti cardinali da cui proviene:  una luce dolce, nitida, ma anche come ovattata, senza durezze, senza ombre decise e crude, senza lampi e lame, in un trascolorare, in un trapasso che rende la consistenza e la forma di ogni oggetto ed insieme sembra abbracciarli. Dolcezza, anch'essa di impronta veneta, che non conosce crudezza di contrasti, ma un muoversi elegante, tra suoni, colori, paesaggi, in una tradizione di amabilità e soavità leggera e riservata.
Ecco le incisioni di Favaro, anche quando è presente qualche figura umana, anche quando realizza paesaggi, hanno questa fissità delle cose, delle nature morte, questa sospensione e questa necessità di raccontare una storia che solo occhi attenti sono in grado di decifrare per comprenderne ed interiorizzarne la  segreta e chiusa poesia.
Mi piace concludere con una citazione  del filosofo Remo Bodei, da "La vita delle cose", Laterza 2009, alla quale mi associo: "Davanti alla rivelazione dell' aeternitas, a vincere è la vita delle cose, assieme alla nostra e a quella degli altri uomini. Tutto quanto ci coinvolge attraverso la conoscenza affettiva delle res singulares ci libera, infatti, dal ricatto di quelle istituzioni che fanno della caducità e della paura della morte uno strumento politico e religioso di dominio".
 Marzio Dall'Acqua
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------


Gianni Favaro nasce a Mogliano Veneto nel  1949.
Il suo avvicinamento al mondo dell'arte risale agli anni settanta quando inizia a dipingere. Sostenuto da lusinghieri riscontri prosegue nel suo percorso finché, all'inizio degli anni ottanta, il suo interesse si sposta verso le tecniche dell'incisione calcografica fino a farne in seguito la sua attività prevalente.

Dopo un primo periodo di studio e di pratica si iscrive alla Scuola Internazionale di Grafica di
Venezia dove frequenta i corsi di tecniche dell'incisione ed un corso speciale per artisti
sotto la Guida di Nicola Sene.

Alla fine degli anni ottanta fa parte del Gruppo
di artisti fondatori dell'associazione "Atelier Aperto"
ed all'interno di questa ha modo di approfondire la
ricerca e l'applicazione delle tecniche tradizionali, tra le quali privilegia l'uso dell'acquaforte combinandola
spesso con l'acquatinta.

Nello stesso periodo entra anche a far parte della schiera di artisti del "Centro Artistico Culturale G. B. Piranesi" di Mogliano Veneto, del  quale attualmente ricopre la carica di direttore della sezione grafica "Torchio Piranesi".

Dopo parecchi anni di lavoro ha modo, a partire dal 2000, di trasmettere le proprie conoscenze
tenendo dei corsi di Tecniche dell'Incisione presso il "Circolo Culturale Calcografico" di Mestre e presso il "Torchio Piranesi" di Mogliano Veneto.

Dal 2008 fa parte dell'ALI (Associazione Liberi  Incisori).
Dal 2013 fa parte dell'Associazione Nazionale Incisori Contemporanei